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giovedì 17 dicembre 2015

Risparmio sicuro. La selezione delle ''buone società'' per migliorare il rendimento



Il fallimento delle quattro banche e la contemporanea introduzione delle regole del bail-in, stanno fortunatamente riportando alla ribalta del pubblico dei risparmiatori la necessità di prestare scrupolosamente attenzione  ai buoni fondamentali delle società, sia quando si tratta di scegliere un investimento sia quando si tratta di individuare la banca dove depositare i propri risparmi. Se rimaniamo nella fattispecie della scelta del giusto strumento finanziario per investimento, ci dobbiamo sempre ricordare che dietro un’azione ci sono storie di manager, strategie, risultati e mercati concorrenziali: in pratica c’è una società che vive di risultati i cui andamenti futuri condizioneranno  le performance dei prezzi in borsa. Pertanto ogni investitore deve assolutamente cominciare a familiarizzare con l’analisi dei documenti che consentono di valutare lo stato di salute di una compagnia: che sia banca o società industriale. Come spieghiamo ne “Il Manuale del Risparmiatore”(Ed. Hoepli, 2015) le scelte consapevoli partono dai due approcci metodologici: l’analisi tecnica e l’analisi fondamentale. Ormai dopo tanti anni di esperienza sono arrivato alla conclusione che la scelta delle società attraverso l’analisi di bilancio (fondamentale) non è sufficiente se non coadiuvata dallo studio del trend di mercato e quindi dall’analisi grafica. Ma se pensiamo ad un investimento di lungo periodo, non possiamo non partire dallo studio dei due principali indicatori: il fatturato e l’utile. Nel Manuale affrontiamo questi approcci necessari a comprendere la  valutazione delle società: “Capire se la società è in grado di generare utili sempre crescenti, non solo consente di valutare lo stato di salute attuale dell’azienda in termini reddituali, ma soprattutto mi serve per stabilire se il titolo su cui sto investendo sarà in grado di generare nel tempo rendimenti cedolari in crescita o se la maturità del business o della società mi suggerisce di cercare altrove migliori opportunità di rendimento”. E tra i multipli con cui ogni risparmiatore dovrebbe cominciare a familiarizzare ci sono i rapporti Prezzo/Utile (o P/E da earnings) e il Dividend Yield (Utili/Prezzo). Il primo indicatore ci fornisce una sintesi sulla economicità o meno di un investimento, soprattutto se rapportato ai rispettivi competitor, mentre il secondo indicatore ci fornisce un dato di sintesi sulla redditività dello strumento. E sono due multipli che vengono utilizzati costantemente ogni giorno dagli analisti professionisti di tutto il mondo.
A tale proposito, cito un interessante analisi della società internazionale ECR Research, che ha analizzato tutte le società quotate dello S&P500, riscontrando proprio sulla base dello studio del multiplo dividend yield che più di 200 società appartenenti all’indice americano presentano un rendimento più elevato di quello offerto dai  Treasury Bond Usa a 10 anni. 


Cioè, sulla base del flusso cedolare che queste società dovrebbero garantire ogni anno, le azioni selezionate sulla base delle potenzialità reddituali e dell'affidabilità finanziaria offrono un flusso cedolare più elevato rispetto all’asset class obbligazionaria. Quindi in ottica di diversificazione, un risparmiatore con profilo di rischio più elevato potrebbe scegliere di sovrappesare le “buone società” per migliorare il rendimento prospettico del portafoglio. Naturalmente la scelta timing di ingresso dovrà essere effettuata utilizzando l’analisi tecnica.

Edoardo Liuni

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