Il fallimento delle quattro banche
e la contemporanea introduzione delle regole del bail-in, stanno fortunatamente
riportando alla ribalta del pubblico dei risparmiatori la necessità di prestare
scrupolosamente attenzione ai buoni
fondamentali delle società, sia quando si tratta di scegliere un investimento
sia quando si tratta di individuare la banca dove depositare i propri risparmi.
Se rimaniamo nella fattispecie della scelta del giusto strumento finanziario
per investimento, ci dobbiamo sempre ricordare che dietro un’azione ci sono
storie di manager, strategie, risultati e mercati concorrenziali: in pratica
c’è una società che vive di risultati i cui andamenti futuri
condizioneranno le performance dei
prezzi in borsa. Pertanto ogni investitore deve assolutamente cominciare a
familiarizzare con l’analisi dei documenti che consentono di valutare lo stato
di salute di una compagnia: che sia banca o società industriale. Come
spieghiamo ne “Il Manuale del Risparmiatore”(Ed. Hoepli, 2015) le scelte
consapevoli partono dai due approcci metodologici: l’analisi tecnica e
l’analisi fondamentale. Ormai dopo tanti anni di esperienza sono arrivato alla
conclusione che la scelta delle società attraverso l’analisi di bilancio (fondamentale)
non è sufficiente se non coadiuvata dallo studio del trend di mercato e quindi
dall’analisi grafica. Ma se pensiamo ad un investimento di lungo periodo, non
possiamo non partire dallo studio dei due principali indicatori: il fatturato e
l’utile. Nel Manuale affrontiamo questi approcci necessari a comprendere
la valutazione delle società: “Capire se la società è in grado di generare
utili sempre crescenti, non solo consente di valutare lo stato di salute
attuale dell’azienda in termini reddituali, ma soprattutto mi serve per
stabilire se il titolo su cui sto investendo sarà in grado di generare nel
tempo rendimenti cedolari in crescita o se la maturità del business o della
società mi suggerisce di cercare altrove migliori opportunità di rendimento”.
E tra i multipli con cui ogni risparmiatore dovrebbe cominciare a
familiarizzare ci sono i rapporti Prezzo/Utile (o P/E da earnings) e il Dividend Yield (Utili/Prezzo). Il primo indicatore
ci fornisce una sintesi sulla economicità o meno di un investimento,
soprattutto se rapportato ai rispettivi competitor, mentre il secondo
indicatore ci fornisce un dato di sintesi sulla redditività dello strumento. E
sono due multipli che vengono utilizzati costantemente ogni giorno dagli
analisti professionisti di tutto il mondo.
A tale proposito, cito un
interessante analisi della società internazionale ECR Research, che ha
analizzato tutte le società quotate dello S&P500, riscontrando proprio
sulla base dello studio del multiplo dividend yield che più di 200 società
appartenenti all’indice americano presentano un rendimento più elevato di quello offerto
dai Treasury Bond Usa a 10 anni.
Cioè,
sulla base del flusso cedolare che queste società dovrebbero garantire ogni
anno, le azioni selezionate sulla base delle potenzialità reddituali e dell'affidabilità finanziaria offrono un flusso cedolare più elevato rispetto all’asset class
obbligazionaria. Quindi in ottica di diversificazione, un risparmiatore con
profilo di rischio più elevato potrebbe scegliere di sovrappesare le “buone società” per migliorare il rendimento prospettico del portafoglio. Naturalmente la scelta timing di ingresso dovrà essere effettuata utilizzando l’analisi
tecnica.
Edoardo Liuni